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Con dialisi in ospedale più rischio contagio da Covid

Nefrologia Redazione DottNet | 05/10/2020 18:55

Il rischio di infettarsi è di tre o quattro volte superiore a chi effettua la dialisi peritoneale o è portatore di trapianto

I pazienti con malattia renale cronica che necessitano di trattamento sostitutivo con dialisi sono sensibilmente a rischio contagio perché si trova costretto ad accedere ad una struttura ospedaliera per effettuare la seduta di dialisi, anche fino a tre volte la settimana, con una permanenza media di 4/5 ore al giorno, con spazi condivisi con altri pazienti e a diretto contatto con il personale medico sanitario. Effettuando la dialisi in ospedale, il rischio di infettarsi e' di tre o quattro volte superiore a chi effettua la dialisi peritoneale o è portatore di trapianto.Per i trapianti vi è stato un freno nel periodo più difficile della pandemia, ma subito dopo l'attività è ripresa a livelli quasi simili al normale. Lo rileva un'indagine, la prima sull'incidenza dell'epidemia di Covid-19 nella popolazione con Malattia Renale Cronica con necessità di dialisi (Emodialisi e Dialisi Peritoneale) e trapianto di rene, pubblicata su Journal of Nephrology e che è partita dall'analisi del momento più critico della pandemia coinvolgendo 358 Nefrologie in tutta Italia, con un monitoraggio di 30.129 pazienti.

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 "I dati raccolti - evidenzia il dottor Giuliano Brunori (nella foto), presidente Sin - dimostrano che seppur nel periodo caldo non abbiamo fermato del tutto l'epidemia, però siamo riusciti a contenerne in modo importante la diffusione evitandone gli effetti nefasti in una popolazione non giovane (l'età media dei pazienti italiani in dialisi extracorporea è 71 anni) e gravata da una malattia cronica, quale l'insufficienza renale. Quello che appare evidente è la conferma della necessità di potenziare a tutti i livelli la dialisi peritoneale e la dialisi extracorporea domiciliare, oltre alle attività che permettono il trapianto di rene (sia da donatore deceduto che da donatore vivente) con l'attivazione di programmi e risorse che mettano nelle condizioni i pazienti di gestire la dialisi a casa loro".  "La pandemia-aggiunge il professor Piergiorgio Messa, presidente eletto Sin- pone la necessità di dare nuovo impulso a tutti i livelli ai programmi di telemedicina, dell'Health Technology Assessment e dell'Intelligenza Artificiale"

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